I conî delle monete da 5 centesimi, 3 centesimi e 1 centesimo datati 1826, forniti dalla zecca di Torino, furono usati a Bologna, negli anni 1859 e 1860 dal Governo delle Regie Provincie dell'Emilia, per coniare degli spiccioli, a nome di Vittorio Emanuele II, che soddisfassero il bisogno di moneta corrente e il desiderio della popolazione che non voleva più usare le monete papali [CNI I, p. 447, nota dopo il n. 50]. Quest'ultime monete si distinguono da quelle coniate nel 1826 sotto Carlo Felice per la mancanza, nel rovescio, del marchio di zecca.
Le monete da 1 centesimo di rame furono coniate dal 1827 al 1830 e nel 1847, complessivamente, in 21.370.742 pezzi, per un totale di 213.707 lire e 42 centesimi. Più precisamente, a Genova, 4.812.183 pezzi, così suddivisi: 1.062.183 nel 1827 e 3.750.000 nel 1830. A Torino, 16.558.559 pezzi, così suddivisi: 3.937.816 nel 1827, 2.297.501 nel 1828, 1.500.000 nel 1829, 3.750.001 nel 1830 e 5.073.241 nel 1847 [Carboneri 1915b, pp. 896-899, tab. D]. Infatti, dato che sino a quest'ultima data era stato coniato solo poco più di un terzo del quantitativo che era stato previsto di emettere nel 1827, nel 1847, sotto il regno di Carlo Alberto, si procedette a coniare nuovamente queste monete da 1 centesimo [Dèrege di Donato 1913, pp. 553-556]], che sono identiche a quelle coniate sotto il regno di Carlo Felice.