Le monete da 100 lire in oro del 1° e del 2° tipo, si diffenziano per una diversa acconciatura dei capelli del sovrano, sia per i rilievi dei capelli sia per il loro taglio in corrispondenza della fronte. Nel 1° tipo, il dettaglio è debole ed il taglio è mantenuto alto; nel 2° tipo, invece, il dettaglio è maggiormente definito ed il taglio è stato abbassato.
Per effetto della L 788/1862, i privati conservavano la facoltà di richiedere dalle zecche dello Stato la coniazione di monete d'oro, del nuovo sistema, pagando, secondo quanto stabilito dal RD 370/1861 quale diritto di coniazione, 7,44444 lire per ogni chilogrammo di oro fino lavorato; cosiché, l'oro fino monetato, dedotti i diritti di coniazione, veniva ad avere il valore di 3.437 lire al chilogrammo. Pertanto, il valore intrinseco delle monete d'oro era di 3.444,44444 lire al chilogrammo. Tuttavia, pur rimanendo valide le succitate norme e tariffe, sotto il regno di Vittorio Emanuele III la fabbricazione libera delle monete d'oro fu soggetta a disposizioni interne e regolata secondo le contingenze del Tesoro e delle lavorazioni di zecca, rimanendo di fatto virtualmente sospesa [Carboneri 1915b, pp. 299-300, 482, 843], per poi riprendere dal 1931 al 1938, anni in cui le monete d'oro furono coniate esclusivamente per conto di privati che, oltre a fornire il metallo, pagarono alla zecca la nuova tariffa per il diritto di coniazione di 22 lire per ogni chilogrammo di oro lavorato [MdF 1940, pp. 44, 46, 55, tab. B1, nota].
Le monete da 100 lire in oro, sia del 1° sia del 2° tipo, furono coniate dal 1880 al 1891, complessivamente, in 6.971 pezzi, per un totale di 697.100 lire. Più precisamente: 5.593.680 pezzi del 1° tipo, dal 1880 al 1883, per un totale di 559.300 lire, e 1.378 pezzi del 2° tipo, dal 1888 al 1891, per un totale di 137.800 lire [Carboneri 1915b, pp. 838-841, tab. A1].