Si classificano come varianti di conio quelle monete che, rispetto al tipo stabilito, hanno subito, per opera dell'incisore, una volontaria ed evidente modificazione di alcune caratteristiche di ordine grafico. È opportuno mantenere in limiti abbastanza stretti la catalogazione delle varianti ai singoli tipi in base agli stessi criteri già adottati dal CNI, dal Cagiati, dal Pagani, dal D'Incerti e dal Traina: testo delle legende (compresi gli errori di punzonatura del dritto e del rovescio ma non quelli del taglio), dimensioni del tipo e dei caratteri usati, punteggiatura, verso in cui è incisa la legenda o l'iscrizione. Non si ritiene opportuno tenere conto di quelle variazioni risultanti dal mancato allineamento della punteggiatura (che va sempre intesa come posta centralmente), per cui un punto risulta più o meno alto degli altri; allo stesso modo non si deve tenere conto della diversa posizione degli elementi mobili del conio (date e marchi di zecca o del personale di zecca). Infine, non si devono tenere in alcuna considerazione le curiosità dovute ai difetti di produzione, alle escrescenze di metallo, alla consunzione e/o rottura del conio o del tondello; così come non dovranno essere tenute in considerazione la mancata battitura del tema del contorno, le ribattiture occasionali, le produzioni in incuso e gli assi di conio non conformi al tipo. Se una moneta è stata emessa con un determinato tipo di contorno (ad esempio liscio) e successivamente è stata ritirata per essere ristampata con un bordo diverso (ad esempio rigato), gli esemplari non ristampati, che continuano a presentare il contorno originale (nel nostro esempio liscio), costituiscono una variante di conio. Discordo diverso, invece, per le monete ristampate che presentano leggere o evidenti tracce del conio precedente, le quali non rappresentano delle varianti di conio ma solo monete ristampate male. Una parte mobile del conio ristampata su una diversa (marchi di zecca o date) costituisce una variante, così come la mancanza di una parte mobile del conio.
I conî delle monete subiscono una manutenzione da parte dell'incisore atta al “miglioramento” del conio stesso, che, di fatto, ne migliora le caratteristiche, le proporzioni e, delle volte, corregge addirittura gli errori commessi in precedenza dall'incisore. Ad esempio, i punzoni delle monete coniate per la Repubblica italiana sono unici. Accadeva però che ogni anno essi venivano riutilizzati per i nuovi conî (con un conio erano prodotte circa 200.000 monete) i quali potevano subire alcuni piccoli ritocchi. Le differenze che si possono riscontrare in alcune monete sono quindi dovute a queste lievi modifiche, ma anche, e soprattutto, agli effetti meccanici della coniazione: lunghezza di colli diversi, lobi di orecchi diversi, riccioli dei capelli diversi ecc. Queste particolarità possono essere dovute essenzialmente a differenze, anche piccole, di pressione in fase di coniazione e non sono da considerarsi varianti di conio che, al contrario, devono essere evidenti e volute dall'incisore.
Questo tipo di particolarità sono tenute in grande considerazione unicamente dai possessori delle monete che le presentano; tuttavia, queste curiosità, oltre a non avere alcun interesse di carattere strettamente numismatico, non godono neppure dell'interesse del mercato, il quale non sembra apprezzare e valorizzare ogni minimo cambiamento che può presentare una moneta.
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